Scrittore italiano. Guelfo di parte bianca; esercitò
l'arte della seta e fu più volte eletto console dell'arte sua e capitano
di Orsanmichele. Partecipò alla vita politica della sua città,
cercando di arginare la potenza dei Neri e di Bonifacio VIII. Nel 1282
partecipò alla riforma popolare tentata da Giano della Bella; nel 1289 fu
priore, carica che ricoprì di nuovo nel 1301, quando la signoria cadde
per opera di Carlo di Valois. Si sottrasse all'esilio grazie alla legge che
impediva di colpire i cittadini che da meno di un anno avevano ottenuto il
priorato. Da quel momento in poi visse appartato attendendo ai suoi studi. Fu
amico di Dante. Negli anni che vanno dal 1310 al 1312, compose la
Cronica
delle cose occorrenti né tempi suoi, l'opera più viva e
interessante della storiografia medioevale, in tre libri. La
Cronica
narra i fatti di cui il
C. fu spettatore e attore insieme, per cui ha
pregi di vivacità polemica che conferiscono un senso di alta
drammaticità al racconto. Più attento al fatto in sé che
non alle minuzie cronologiche, il
C. porta, nelle sue pagine dense e
appassionate, il peso del suo giudizio sempre presente e vigile, per cui la
narrazione acquista un senso di naturalezza e di evidenza eccezionale. Emerge
con tutta la forza il suo carattere morale di cosciente patriota e di onesto
cittadino, si che la vita politica di quel turbinoso periodo è
rappresentata al naturale, in grazia anche dello stile nervoso, vigoroso,
lapidario (Firenze 1255-1324).